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Dove siamo diretti?

Per sapere dove siamo diretti, quale futuro ci attende, dobbiamo innanzitutto riconoscere con onestà dove ci troviamo adesso.

Bene, oggi ci troviamo come all’interno di uno “stato alterato di coscienza: siamo ipnotizzati da troppe informazioni contrastanti e l’equilibrio tra la quantità di informazioni che arrivano al cervello e la quantità di informazioni che il cervello stesso riesce ad elaborare non c’è più. inoltre abbiamo in noi e intorno a noi livelli molto alti di paura e di incertezza che ci bloccano, ci rendono ansiosi, ci tolgono fiducia verso il futuro.

E’ in atto un passaggio d’epoca, e quasi non ce ne accorgiamo. La scienza, la politica, la scuola, le istituzioni sembrano improvvisamente vecchie e inaffidabili. L’economia e la finanza mostrano i loro limiti, così come le abbiamo concepite negli ultimi 50 anni. La disoccupazione aumenta, riaffiorano scontri razziali. I diritti civili sono a rischio, così come la nostra libertà. Sempre più persone lo stanno vedendo. Il mondo intero è in agitazione.

Liberare il cervello, liberare il corpo

Questo è il punto in cui ci troviamo. Dove siamo diretti, allora? E’ tutto in gioco, e dipende da noi. Che cosa possiamo fare concretamente per abitare un futuro migliore, giusto, desiderabile per noi e per le generazioni future?

Affermare la nostra dignità, rivendicare il nostro valore. E’ importante rifiutare un sistema che ancora ci opprime e creare, insieme, un forte senso dei valori. Solidarietà, giustizia, uguaglianza su tutti. Finché i nostri cervelli sono resi schiavi dalle narrazioni fuorvianti dei media, i nostri corpi non possono essere liberi. Siamo persone con dignità e onore. Non vi è destra né sinistra, differenza religiosa o sociale, di genere o culturale. Siamo uno, siamo una cosa sola. E’ questo quello di cui dobbiamo renderci conto nelle nostre comunità. E’ tempo di raddoppiare il nostro impegno per costruire insieme un nuovo edificio sociale, una nuova società. Perché una società che produce ingiustizia e povertà ha bisogno di essere ristrutturata.

Simone De Clementi